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Le “cicatrici finanziarie” del Coronavirus impatteranno sui futuri pensionati, già a partire dal 2022.

 

Il motivo del calo delle prestazioni pensionistiche INPS è dovuto all’art. 5 Legge 109/2015 “calcolo del montante contributivo”. E’ la seconda volta che accade, nel 2015 intervenne il Governo Renzi a bloccare la diminuzione.

 

Ora, ciascuno può pensare liberamente, non ci si deve preoccupare… interverrà sicuramente il Governo a sistemare le cose… ma siamo in tempo di vacche magre …

Recenti stime calcolano una diminuzione della pensione tra il 2,5 e il 3%…

 

La “Riforma Dini” (Legge 335/1995) aveva come obiettivo la conservazione dell’equilibrio finanziario del sistema previdenziale, chi nel 1995 aveva almeno 18 anni di contribuzione aveva diritto al calcolo della pensione secondo il sistema retributivo, più vantaggioso. La Legge Fornero ha imposto il passaggio al sistema contributivo, molto meno favorevole, dal 2012.

 

Chi, invece, al passaggio tra il 1995 e il 1996, aveva meno di 18 anni di contribuzione, è stato collocato nel sistema misto basato su un calcolo contributivo da quell’anno in poi, e dal 2012 solo contributivo, che prevede un ricalcolo del montante contributivo in base al coefficiente fornito ogni anno dall’Inps sull’andamento del Pil, il fatturato lordo dell’Italia, nei 5 anni precedenti.

 

Sempre la norma del 2015 prevede anche che, in caso di coefficienti negativi in futuro, lo scarto venga recuperato negli anni successivi sottraendolo dai tassi positivi, senza mai andare sotto lo zero: in questo modo, il recupero, se necessario, può essere spalmato anche su più anni. Questo implica che, se anche come si prevede già dal 2021 il Pil dovesse tornare in crescita, i coefficienti saranno comunque più bassi, determinando una diminuzione degli assegni.

 

Il 2022 è il primo anno a cui si applicherà il contingente che tiene conto del Pil del 2020.

 

Qui ci vuole un Pianificatore delle Soluzioni…

 

 

I doveri sociali del Consulente Finanziario (73 download )

 

 

 

 

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