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Investire una parte delle proprie disponibilità finanziarie nei mercati regionali azionari dei principali Paesi industrializzati costituisce da sempre un punto fermo per ogni investitore europeo e statunitense.

L’investitore italiano scopre questa possibilità solo negli ultimi trent’anni, inizialmente con l’investimento diretto in borsa, prevalentemente quella italiana.

Per l’investitore italiano la scelta si riduce al listino nostrano, condizionato dalla prevalente presenza di quotazioni di aziende finanziarie.

Anche adesso, nonostante la quotazione di molte aziende di medie dimensioni e la conseguente creazione di segmenti settoriali, il listino della borsa di Milano non rappresenta fedelmente lo spaccato dell’economia italiana.

I diversi rendimenti ottenuti dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri presentano differenze sensibili, frutto anche delle diverse evoluzioni economiche.

Bisogna premettere che gli Stati Uniti esprimono una forza economica che la pone al primo posto al mondo e in classifica ben distanziate ci sono altre economie, da quella cinese, affacciatasi all’attenzione degli investitori privati in maniera dirompente solo nell’ultimo decennio, a quella tedesca, inglese, francese.

Se valuti il rendimento percentuale offerto agli investitori, espresso dagli indici delle principali borse, noti tre situazioni:

  1. investire nell’economia reale è sempre più vantaggioso che investire solo sui debiti delle società, o Stati, che pure concorrono alla crescita dell’economia stessa;

  2. questo processo non è lineare, anzi! Le ampie oscillazioni dei listini, che si manifestano periodicamente e inopinatamente, determinano volatilità accentuata e in alcune situazioni momenti di panico, come nel caso avvenuto in occasione degli attacchi terroristici nel suolo USA nel settembre 2001. Un investitore deve considerare che tutti i fatti, endogeni all’economia o esogeni, anche se mirano pure questi ultimi a colpire obiettivi economici, condizionano i mercati;

  3. il progresso della tecnologia condiziona nel bene e nel male i primi due punti, in quanto può determinare l’ascesa o la scomparsa di attori economici in tempi relativamente brevi.

Il mercato USA, espresso dal principale listino Standard & Poor’s 500, pur con le considerazioni sopra espresse, ogni decade ha sempre raddoppiato i suoi valori, e questo in presenza di crisi, anche sistemiche, panico, crac ecc. come puoi notare ad esempio in questi ultimi 10 anni.

Se osservi l’andamento per lo stesso periodo delle borse europee ti accorgi che i rendimenti sono inferiori e in maniera sensibile, come puoi notare osservando il rendimento del listino francese Cac 40 e dell’indice della borsa di Milano.

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A presto, ciao.

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